mercoledì 23 gennaio 2013

L'inizio della fine dell'Ansia.


Sai che vuol dire essere un ansioso e iperteso del cazzo? Ecco, se lo capisci, quello ero io e di seguito racconterò la storiella di quando ho iniziato a guarire.

Ambiente: Festa di Radio Sherwood allo stadio di Padova.
Artista: Manuchao
Meteo: buono, pare.
Gente: troppa, porca troia!
Situazione: infastidito-ansioso-impaurito andante.
Pensiero: troppa gente, porca troia!
Sensazioni: vedi "Situazione" e "Pensiero".

Sono in mezzo alla folla cercando di ubriacarmi il prima possibile ingollando boccali interi di birra e lattine vigliaccamente scroccate agli amici di Enrichetto, la gente è troppa, mi pestano i piedi, mi spingono, mi toccano, mi rovesciano birra addosso. Cerco di divertirmi ma sono teso ed infastidito, forse devo fumare ancora qualcosa. Poi ad un tratto Manuchao attacca con "La Primavera": ...che ora son in inglatera, che ora son in wa-shin-tòn...
Quel pezzo lì attacca con un un reggae tranquillo, orecchiabile, amabile, ti scalda come faresti tu con una puttanella: un po' alla volta. Quando il ritmo della canzone ha iniziato ad aumentare ho avuto il "momento dell'atleta", sentivo che in quel momento toccava a me, sentivo che avevo bisogno di farlo. Mi son buttato in mezzo ad un paio di dozzine di ubriaconi/zingari che pogavano ed in due-dico-due-minuti son diventato il "dio del pogo" (chi ha mai pogato sa di che parlo). Rimbalzavo fra i pogatori senza mai perdere l'equilibrio, erano tutti pogatori uomini, maschi, sconvolti, non c'era spazio per cortesie o carinerie: solo pogo selvaggio!
La canzone ad un certo punto attacca con "bòmbààabombalabòmbàlàbombalà!!!".
A quel punto è successo. Son diventato parte dell'umanità e ho sentito che un diecimila persone stavano pogando con me: tutti col "momento dell'atleta". Una cosa fantastica, roba che solo i concerti riescono a darti... Saranno le anime che entrano in risonanza seguendo il ritmo febbricitante di determinate canzoni, ma porca troia, succede e quello che stavo passando al tempo era un momento del cazzo: appena separato, convinto d'esser impazzito, spaventato da me stesso... Ma quell'istante lo ricorderò per sempre: il sorriso di tutti, i cori impazziti, il sorriso di Enrichetto che mi guardava (a proposito Enrico, grazie ancora), la gente che sbatteva i piedi sulla nuda terra, le vibrazioni vitali che essa ci rispediva indietro, gli spruzzi di birra in faccia a mò di gavettone, io che non mi incazzavo ed anzi ne ero felice (e tentavo di leccarmene il più possibile dalla faccia), la positiva follia generale. Mi son sentito libero da tutto, forse per appena mezza canzone ma sono convinto di aver iniziato a stare meglio proprio in quel preciso istante, in quella precisa battuta ("Che ora son! son!).
PS: Tornando a casa si è deciso che io dovevo guidare la vespa di Enrichetto (un pezzo dei primi anni settanta), ed anche se ero sbronzo/fumato come una merda, ed anche se non avevo mai guidato una vespa in vita mia, ed anche se ho dovuto portare dietro una tizia che non conoscevo, ed anche se diluviava, ed anche se avevo il mio casco che non ha la visiera, ed anche se non avevo neanche gli occhiali, ed anche se in quella sella regnava l'inquietudine, ed anche se la vespa frenava solo col freno posteriore sono riuscito a portare a termine la mia missione ed arrivare sani e salvi a casa.
Un mito.
Una roccia.
Una leggenda.
Un...Un... Un...
Forse la gente non era poi troppa.

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